Gli 80 anni dell'ISII

L’ISII Marconi compie 80 anni una storia in cerca di un editore

Dati, foto, curiosità raccolti nei 35 capitoli (per ora) del libro che Maurizio Pavesi terminerà entro l’autunno per celebrare l’anniversario

Era l’agosto del 1941 quando il nostro quotidiano - allora, sotto il regime fascista, con testata “la Scure” - dava notizia dell’istituzione a Piacenza di un Regio istituto tecnico industriale per meccanici ed elettricisti. Ottant’anni fa. La storia messa insieme da Maurizio Pavesi, professore di matematica in pensione, inizia da lì e alla fine dei suoi 35 e passa capitoli intende rappresentare una testimonianza unica sul cammino di una scuola superiore frequentata da generazioni di piacentini. Lo storico Itis, oggi, ISII, dedicato a Guglielmo Marconi (più tardi, nel 1951).

La storia di una scuola che è storia di una città. "Sono due anni che lavoro a quest’opera" spiega Pavesi, vulcanico professore dell’ISII tanto temuto e ascoltato - in classe non volava una mosca - quanto stimato e ricordato con affetto dai suoi tanti allievi. Due anni, due stesure, 35 capitoli destinati ad aumentare ancora di una mezza dozzina. Fino alla versione finale pronta entro il prossimo autunno.

Il tutto giusto in tempo per diventare una civica strenna natalizia. Chissà. A patto di trovare un editore. Pavesi sta girando e ha ottenuto promesse di aiuto da diverse parti, tuttavia l’operazione è di quelle importanti e serve qualcuno che getti il cuore oltre l’ostacolo. Il volume inizia con un prologo. Riguarda l’ingegner Gaetano Modonesi "che a Piacenza sono in pochi a conoscere" evidenzia.

L’inaugurazione della sede di via Nasolini (1964) a cui prese parte il ministro Luigi Gui (al centro col cappello) e lo scavo del primo pozzo nel 1951

"Sappiamo che c’è una via Modonesi (dove si trova l’Agenzia delle Entrate, ndr.) - osserva - ma non si sa che l’attuale ISII è nata per suo merito. Da Goro arrivò a Piacenza nel 1934 per diventare direttore della scuola Coppellotti. Una volta qui capì che era necessaria una scuola tecnica e si mosse in quella direzione già nel 1939, creando, nel frattempo, in collaborazione con Agip, il corso per perforatori unico in Italia".

Il primo preside Gaetano Modonesi e Maurizio Pavesi con il manoscritto del volume sulla storia dell’ISII Marconi

La maggior parte dei documenti che compongono il volume “Nascita e sviluppo dell’istituto tecnico industriale a Piacenza” (questo il titolo provvisorio) proviene dagli articoli de “la Scure” e di “Libertà” raccolti nella biblioteca Passerini Landi. Il 3 settembre del ‘41 non a caso esce un titolo che non lascia alcun dubbio sull’epoca storica: “Il camerata Modonesi nominato preside dell’Istituto tecnico industriale”.

Boom di iscrizioni

Si parte con 96 allievi nella prima sede di via Mazzini. Già due anni dopo il numero degli iscritti tocca quota 263, nel 1961 sono 735, nel 1963 la prima studentessa, nel 1967 arrivano a 1.350 a fronte di soli 700 posti, rendendo necessari ampliamenti fino a 1.600 posti nel 1970. Meccanici, elettricisti le prime specializzazioni, poi telecomunicazione (che avrà vita breve), metalmeccanici nel 1964, elettronici nel 1966, chimica nel 2000.

Lavori a stralci

La nuova sede tra via Nasolini e IV Novembre nascerà a stralci per mancanza di fondi. Nel 1951 viene annunciato - in maggio - per il capannone officina con l’istituzione di un cantiere-scuola a cui lavorano 50 tra i disoccupati registrati nel Comune di Piacenza. Le aree sono degli Anguissola Scotti e dei Casana Vitali e vengono acquistate dalla Provincia per 900mila lire. Da lì in poi assisteremo a una mezza dozzina di inaugurazioni e benedizioni solenni, la più importante con monsignor Adriano Dozza e il ministro Luigi Gui nel 1964.

I capitoli descrivono bene l’iter e le problematiche degli inizi, in piena guerra, con gli studenti obbligati a tenere il diario scolastico, con i soldi promessi che non arrivano mai, tanto che l’amministrazione provinciale fa fatica a onorare i mutui aperti e i lavori devono essere bloccati. Nel 1956 si completa il capannone officine e si annuncia - con l’allora presidente della Provincia, Alfredo Conti - la sede di via Nasolini (oggi è il biennio), nel 1959 la palazzina degli elettronici. Nel 1967 i laboratori e successivamente l’attuale presidenza. Quasi trent’anni dopo da quando Modonesi nel 1939 avanzò la prima proposta di un istituto tecnico. Modonesi che nel frattempo, nel 1965, muore e gli viene dedicata l’aula magna.

Uno scrigno d’arte

Uno spazio che diviene il fulcro dell’abbellimento della scuola all’insegna dell’arte contemporanea. Un concorso nazionale - nel 1962-’63 - designò gli artisti quali Ricchetti (il suo affresco era il più grande di Piacenza) e ad esempio Xerra, Callegari, Concerti oppure Tizzoni, autore della Techné, la statua con figura di donna simbolo del sapere tecnico nel giardino di via Nasolini.

La coppa Ciancio

Un capitolo è dedicato alle attività sportive, un vanto della scuola, che iniziano nel 1951 con il professor Eliseo Del Forno. E con la vittoria della prima coppa Ciancio, di calcio, dedicata al partigiano Cesare Ansaldi.

I tre presidi

Un capitolo ciascuno alle tre figure che, in sessant’anni, hanno plasmato la scuola: i suoi tre presidi storici. Modonesi, come detto, dal 1941 al 1965 - suoi il capannone, la sede storica e la palazzina -, Lionello Nigelli dal 1966 al 1985 - raddoppia l’istituto e cura l’informatizzazione con l’arrivo del primo computer “Gedeone” -, Bruno Sozzi dal 1985 al 2003. Tre presidi per 60 anni di storia. Focus sui giornalini scolastici d’istituto a partire da “La nostra voce” (con i disegni di Giuseppe Fiorentini, insegnante, artista e scrittore) e “Per...iti”, sul bar (nato nel 1977) e sulla mensa della scuola con i piatti griffati oggi oggetto da collezione (ne ha uno l’ex preside Sozzi).

Il lavoro colossale di Pavesi terminerà con i giorni nostri, la scuola-lavoro, l’ISIIgroup che riunisce gli ex studenti. "Il mio intento, con questo libro - ci tiene a precisare Pavesi - è quello di celebrare l’ottantesimo anniversario della scuola, un istituto che secondo me non è ancora conosciuto come dovrebbe essere. Solo da poco ha visto una ribalta ma prima, per il grande pubblico, Piacenza era più che altro terra di licei. Invece questa è una scuola con una storia che si interseca con quella della città".

Federico Frighi

Dal quotidiano Libertà - venerdì 13 agosto 2021